ARCHITETTURA Un volume con 350 foto
racconta l’evoluzione fra Otto e Novecento dei luoghi più
famosi: da Odessa a Riccione a Montevideo
Bagni, alberghi, casinò.
Tuffo nel mare della Bella Epoque
Sirene. Quattro sirene corpulente sulla spiaggia di Knocke-sur-Mer nell’estate del lontano 1920. Quattro sirene
dallo sguardo languido e non certo quattro sovversive. Eppure
queste quattro sirene sono state (loro malgrado) tra le
protagoniste di una rivoluzione epocale: la nascita della
vacanza marina. Una rivoluzione «che ha mutato, l’economia, la
geografia e il panorama di migliaia di chilometri del Vecchio e
del Nuovo Continente; facendo nascere città, trasformando
spiagge abbandonate in riviere affollate, villaggi di pescatori
in luoghi mondani». A Riccione come a Odessa, a Zandvoort come a
Long Island, a Le Havre come a Montevideo. Le quattro sirene e
(soprattutto) le cabine e i pontili che hanno ospitato i loro
pediluvi sono al centro del libro di Ferruccio Farina, dedicato
appunto alle architetture balneari tra l’Otto e il Novecento.
Viste attraverso trecentocinquanta immagini scelte tra le oltre
30 mila tra fotocartoline e depliant appartenenti allo stesso
Farina, curatore (tra l’altro) del «Museo Virtuale dei Bagni di
Mare e delle Terme». Immagini che raccontano come il Grande
Stabilimento Nettuno di Viareggio fosse composto da due
costruzioni distinte per uomini e per donne, come il Casinò
della Jetée Promenade des Anglais di Nizza fosse stato
distrutto nel marzo del 1944 dalle truppe tedesche di
occupazione per ricavarne materiali ferrosi. O come il primo
Pier di Atlantic City (costruito nel 1882) si vantasse di
rappresentare, con le sue 27 mila lampadine, «la più grande
realizzazione elettrica del mondo». Al di là delle semplici
questioni di stile architettonico, il libro di Farina vuole però
soprattutto proporre un excursus nel concetto stesso di
bagno e di balneazione. Ricordando, a esempio, come fosse stato
un medico londinese, certo Richard Russell, a convincere (nel
1750) la buona società britannica che «iodio e salmastro
facessero bene alla salute». Teoria già sostenuta qualche anno
prima (ma senza successo) da un altro dottore inglese, John
Floyer, nel suo History of Goldbathing both Ancient and
Modern . E piu tardi ripresa in Italia da Paolo Mantegazza e
in America da Ghislani Durant. Il quale penserà addirittura «di
indicare la strada del mare celebrandola con un sintetico
manualetto». Tuffi e bagni sono poi spesso stati anche un
mezzo per autocelebrarsi. Tant’è vero che proprio dopo la
nuotata regale di Giorgio III a Weymouth nel 1789, suo figlio
(il principe di Galles) avvierà la costruzione di quel Royal
Pavillon destinato a determinare lo stile di tante altre
località balneari. E in materia di bagni, i sovrani faranno
scelte differenti. La Regina Vittoria opterà prima per l’Isola
di Wright e poi per la Costa Azzurra mentre Maria Carolina
duchessa di Berry preferirà Dieppe, facendosi addirittura
accompagnare da un colpo di cannone. Napoleone punterà su
Biarritz, il re di Prussia su Colberg, Cristina d’Asburgo su San
Sebastian e Paolina Bonaparte su Rimini. In America sarà invece
soprattutto «il business della balneazione» a risultare
vincente. Come testimonia il caso di Henry Morrison Fighler (tra
i fondatori della «Standard Oil»). Che creerà intere città
(tuttora vive e vegete) come Miami o Palm Beach. Riuscendo, tra
l’altro, a costruire il Royal Poinciana Hotel : per molti
anni «il più grande albergo al mondo realizzato interamente in
legno». Al posto di lande spesso paludose e piene di zanzare
sorgeranno così i bagni. Tanto per cominciare si tratterà di
bathing machine : «cabine in legno che venivano trascinate
dalla riva fin dentro il mare da cavalli, somari», come
dimostrano certe incisioni di Torquey o di Scarborogh. Ma
rimarranno semplici capanni soltanto per poco tempo, diventando
poi veri e propri mausolei in stile gotico-marino, classico
termale, liberty-sabbioso o esotico-accaldato. Attorno
trionferanno intanto alberghi dove (oltre a giocare d’azzardo o
ad ascoltare Louis Armstrong) sfileranno grandi divi, piccole
starlette e semplici avventurieri. Insomma: più che tranquilli
luoghi per piacevoli abluzioni, luoghi «dove incontrarsi con
colleghi coronati in cerca di mondanità o con l’amante di
turno». Un’amante che avrebbe potuto avere persino i tratti di
una delle quattro corpulente sirene di Knocke-sur-Mer.
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